“C’è un modo in cui tutti possiamo e DOBBIAMO affrontare il tema dell’immigrazione. La questione va messa innanzitutto sul piano dei principi, dei principi etici. Perché così tutti la capiremo, anche i ragazzi delle scuole per i quali ho pensato, prima di tutti gli altri, lo spettacolo. Anche i nostri figli. Principi a cui non possiamo derogare se vogliamo dirci umani. Riconoscere a tutti il diritto a ricercare migliori condizioni di vita, per sé e per i propri cari, riconoscendo che ciò da cui fuggono è responsabilità nostra. Riconoscere il diritto al viaggio. Riconoscere che questo diritto non vale solo per chi è nato nella “parte giusta del mondo”. Non so quale follia ci ha portato a credere che una parte del mondo fosse esclusivamente roba nostra e un’altra non fosse affar nostro, ma è una malattia gravissima dalla quale ci dobbiamo curare. E subito, perché la paura dell’altro ci si ritorcerà contro come è già successo e succede.” ANNALISA BIANCO
Con lo spettacolo BILAL dal libro del giornalista Fabrizio Gatti, nel 2014 Egumteatro inizia il suo percorso di indagine delle questioni relative all’immigrazione. Dalla circuitazione dello spettacolo e dal rapporto nato con Medici senza Frontiere-Italia, ha preso le mosse una progettualità ricca e in continuo movimento che a ora comprende:
- – Il progetto PERCUSSIONI IN CHIANTI, laboratorio e spettacolo di percussioni africane con gli ospiti delle strutture di accoglienza del Chianti senese e la direzione di Joel Djabang, in collaborazione con Comune di Castelnuovo Berardenga, Oxfam e Coop. Pangea
- – Il progetto WOMEN CROSSING di Alessandra Cutolo ed Egumteatro, vincitore del bando Migrarti 2017, in collaborazione con Pav-Diagonale Artistica, Ass. Di Fro (Diritti Di Frontiera) , Istituto Comprensivo Manin, Ass. Genitori Di Donato – Polo Intermundia
- – Il progetto di laboratorio teatrale con i minori non accompagnati della Coop. Migranti S. Francesco (Monteriggioni-SI), da cui nasce lo spettacolo LE STORIE DEGLI ALTRI, che rimette al centro la questione umana, per ricordarci che essere umani non significa solo “aver paura” ma anche “amare” e “accogliere”. E per ricordarci che le storie degli altri
sono anche le nostre storie.